Una corretta alimentazione e un adeguato stile di vita sembrano influire sulla prevenzione di alcune malattie, anche dell’Alzheimer
L’incidenza della malattia di Alzheimer, una demenza di tipo
degenerativo la cui frequenza aumenta con l’aumentare dell’età, in Italia è
cresciuta in modo esponenziale dal 1960 a oggi. Lo sviluppo di questa malattia
dipende da una serie di fattori non modoficabili, quali l’età, il sesso, la presenza di determinati geni, ma anche da una
serie di altri fattori, per esempio da malattie come il diabete dell’adulto, la
sindome metabolica, l’obesità, l’ipertensione arteriosa.
Sebbene poco si sappia sui fattori effettivamente modifi cabili per prevenire la malattia, oggi molti studi scientifici collegano lo stile di vita e il tipo di alimentazione
seguita con l’insorgenza della malattia.
La strategia preventiva
Numerosi e assolutamente rigorosi sono gli studi che
dimostrano l’importanza del consumo di alimenti ricchi di sostanze
antiossidanti, anti in fiammatorie, acidi grassi Omega-3
e vitamine del gruppo B, C ed E. Viceversa, si è visto che un elevato consumo
di alimenti contenenti zucchero e carboidrati a rapida assimilazione, grassi
vegetali modificati, così come mangiare troppo
e troppo spesso, sarebbero tutti fattori associati allo sviluppo di alterazioni
degenerative del cervello, tanto più gravi negli individui già con predisposizione
(o familiarità) all’Alzheimer.
Ciò significa che tutto quello che possiamo fare in termini
di igiene di vita per prevenire lo sviluppo di obesità, diabete di tipo 2,
sindrome metabolica e ipertensione arteriosa, servirà anche a proteggere il
cervel lo dalle demenze degenerative, quali la malattia di Alzheimer.
Non è un caso se il più famoso neuro scienziato esistente,
il professor Mark P. Mattson, sostiene che i tre metodi più sicuri per
prevenire la malattia consistano nel digiuno intermittente, associato
all’assuzione di elevate dosi di Omega-3, acido folico e a una moderata ma
costante attività fisica.
Dunque parlare di una dieta anti-Alzheimer non solo non è
una assurdità, ma è la strategia preventiva attualmente accreditata da diversi
scienziati per cercare di limitare l’espandersi di questa gravissima malattia
del cervello che af igge attualmente il 5,3 % degli
uomini e il 7,8% delle donne italiane al di sopra dei 65 anni.
Dunque, se un adeguato approccio alimentare è in grado da
solo di prevenire una malattia per cui la medicina del XXI secolo non ha ancor
trovato alcun rimedio terapeutico, forse è il caso di cercare di seguirne le
indicazioni, non credete?
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